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L’Italia dica sì all’europeizzazione della politica migratoria

Occorre una mobilitazione dell’opposizione e della società civile in vista del vertice europeo di fine giugno

diceriadelluntore

Ieri si è svolta a Bruxelles la riunione (informale) tra sedici Paesi sulla politica migratoria in vista della riunione (formale) del Consiglio europeo dei 27 capi di Stato e di Governo che si terrà il 28-29 giugno.

In discussione c’è la proposta di Francia e Spagna di creare nei Paesi di prima accoglienza (Italia, Grecia, ecc.) campi di raccolta gestiti e finanziati dall’Ue dove trattenere i migranti in attesa di chiarire il loro status. Una soluzione interessante per il nostro Paese perché avvia finalmente un’effettiva europeizzazione della politica migratoria.

Molti governi, a partire dalla Germania, hanno mostrato chiaramente la disponibilità ad aiutare l’Italia. Ma il presidente Conte ha preferito presentare una sua “proposta” in dieci punti  già quasi tutti acquisiti da tempo dalle istituzioni europee (accordi con i Paesi di origine e di transito, screening dei profughi prima che si imbarchino, finanziamenti per lo sviluppo dei Paesi africani).

Per motivi di bon ton nessuno dei partner presenti all’incontro lo ha fatto notare. Addirittura la Commissione ha emesso un comunicato per esprimere attenzione alla proposta italiana. Ma in realtà, il Parlamento europeo aveva già votato un documento contenente la richiesta di superare il regolamento di Dublino e la Commissione aveva già avviato la costruzione di campi di smistamento in Africa. L’unica novità della proposta italiana è quella di considerare i migranti economici alla stregua dei rifugiati politici e di redistribuire l’onere della loro accoglienza tra tutti gli Stati membri dell’Ue.

È davvero incomprensibile il no dell’Italia alla proposta di creare strutture di raccolta gestite e finanziate dall’Ue nel nostro territorio. Dinanzi alla disponibilità di venire incontro alle esigenze del nostro Paese, il governo giallo-verde ha dichiarato di non rinunciare alla piena sovranità nei confini nazionali per poter mantenere saldamente il controllo sulla gestione degli sbarchi e sul trattamento dei migranti.

È invece interesse dell’Italia una gestione sovranazionale dell’immigrazione, una protezione europea delle frontiere, una politica comune dell’asilo politico, un finanziamento e una gestione condivisi dei centri di raccolta dei migranti.

Perché questo irrigidimento?

La verità è che non si vogliono accettare principi e regole irrinunciabili per l’Unione Europea, sanciti nei Trattati e condivisi da tutti: non si possono lasciar morire i naufraghi nel Canale di Sicilia, non si possono chiudere i porti alle navi delle Ong, non si possono far partire i migranti irregolari verso gli altri Paesi europei.

Anziché risolvere il problema migratorio, avviando finalmente la costruzione di una politica comune gestita dall’Ue in una logica sovranazionale, la Lega e il M5S preferiscono non cedere alcuna sovranità su tale materia, salvo poi pretendere solidarietà dagli altri Paesi. Una contraddizione che si può spiegare solo in un modo: sacrificare l’interesse nazionale all’ideologia.

È ormai venuto allo scoperto il gioco dei due partiti di governo: continuare a fare campagna elettorale sulla pelle dei migranti e mantenere l’alleanza sovranista con il gruppo di Visegrad e con l’Austria per contribuire alla disgregazione dell’Europa nell’interesse di Putin e di Trump.

Il PD farebbe bene a mobilitare la società civile per sollecitare il governo a cambiare posizione prima del vertice di fine giugno.

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