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Comprendere i flussi migratori per governarli

Presentata la 27a edizione del Dossier Statistico Immigrazione, curata dai Centri Studi Idos e Confronti e sostenuta dal fondo Otto per Mille della Tavola Valdese - Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi

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Dai dati raccolti sul fenomeno migratorio si possono trarre alcune linee di tendenza e una serie di considerazioni.

Sul piano globale, i flussi migratori annuali dai paesi in via di sviluppo verso quelli più ricchi nell’ultimo quindicennio si sono ridotti da quasi 3,3 a 2,3 milioni di persone, ma bisogna mettere in conto una loro ripresa.

In un contesto, caratterizzato da squilibri economici e demografici, le migrazioni continueranno a svolgere una complessa funzione di riequilibrio.

È un punto fermo che le migrazioni da sole non sono una soluzione, e si rendono indispensabili politiche di sviluppo più efficaci nel Nord e nel Sud del Mondo. Tuttavia, non ne va sottostimato l’impatto.

In Italia, tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera è aumentata di 2.023.317 unità.  Nel corso del 2016 sono state registrate 262.929 persone in provenienza dall’estero (per famiglia, lavoro, studio, asilo e altri motivi). Le persone sbarcate sono state 181.436 e hanno presentato, secondo Eurostat, 122.960 richieste d’asilo (ponendo l’Italia al quinto posto nel mondo dopo gli Stati Uniti, la Germania, la Turchia e il Sud Africa).

Colpisce il progressivo deficit demografico degli italiani, tra i quali le morti sono prevalse sulle nascite di oltre 200mila unità. Oltre 250.000 stranieri sono stati registrati in provenienza dall’estero. Notevoli anche le 202.000 acquisizioni della cittadinanza italiana.

Tenendo conto degli stranieri cancellati dalle anagrafi comunali per trasferimento all’estero o per irreperibilità (165.000) e dei permessi di soggiorno non più rinnovati (146.000) si arriva a circa 1 milione di persone straniere coinvolte nei movimenti con l’estero.

Tenendo conto, poi, delle persone di recente arrivo non ancora registrate come residenti si arriva a stimare una presenza straniera complessiva di 5.359.000 persone in  posizione regolare.

Nell’Unione europea sono 36.917.762 i residenti stranieri (inizio del 2016) e di essi la quota italiana è del 13,7%.

Sono poco meno di 200 le nazionalità degli stranieri residenti in Italia. I cittadini comunitari sono il 30,5% (di cui 1.168.552 romeni), mentre 1,1 milioni provengono da altri paesi europei. Gli africani e gli asiatici sono, entrambi, attorno a 1 milione.

Solo 13 collettività contano più di 100.000 persone: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India, Moldavia, Bangladesh, Egitto, Pakistan, Sri Lanka e Senegal.

Sorprendente è l’aumento delle imprese a gestione immigrata, arrivate a quota 571.000, mentre il 10,5% di tutti gli occupati è rappresentato da stranieri. Quanto alle appartenenze religiose, i cristiani continuano a essere più della metà e i musulmani quasi un terzo.

Nel futuro si deve prevedere un aumento della presenza immigrata come effetto congiunto della pressione migratoria dall’estero e delle esigenze demografiche interne (nel 2016 tra gli italiani i decessi sono prevalsi sulle nascite di 204.000 unità).

Secondo le previsioni demografiche dell’Istat (scenario medio, quello più probabile), si prevedono circa 300mila ingressi netti a partire dal 2011, per discendere a 175mila nel 2065.

In questo arco di tempo, la dinamica naturale sarà negativa per 11,5 milioni, mentre la dinamica migratoria sarà positiva per 12 milioni.

La popolazione si assesterà a 61,3 milioni di residenti:

  • gli ultrasessantacinquenni sfioreranno il 33%,
  • si ridurranno i minori e le classi di popolazione in età lavorativa,
  • aumenterà il numero (14,1 milioni) e l’incidenza dei cittadini stranieri (23%) e anche quello degli italiani di origine straniera (7,6 milioni),
  • per cui le due componenti prese nel loro insieme rappresenteranno un terzo dei residenti.

Quali conclusioni si possono trarre?

Il Dossier Statistico Immigrazione costituisce un invito a prendere atto di questi aspetti e dati nel dibattito quotidiano  sulle migrazioni e nelle decisioni da adottare al riguardo, senza velleitarismi che non tengono conto dei condizionamenti strutturali, ma anche senza rinunciare a scelte politiche oculate e lungimiranti;

Occorre darsi come Paese una politica demografica permanente e continuativa come una delle politiche strategiche nazionali pari a quella economica, sociale, culturale, territoriale; di cui quella sulle migrazioni (accoglienza-integrazione-ricollocamenti nei Paesi membri della Unione Europea- rimpatri)  rappresenta soltanto una componente, neppure la più complicata.

 

Materiali

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Lazio e Lombardia

Immigrati e lavoro

Immigrazione-integrazione

 

 

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